Aria condizionata in auto: si rischia la multa? Fake news!

Ormai gira da qualche tempo in rete le fake news sull’aria condizionata in auto. Seconda questa bufala che rimbalza spesso online ci sarebbe una norma del Codice della strada che punirebbe con multe “fino a 444 euro” il guidatore, reo di inquinare tenendo acceso il climatizzatore durante l’utilizzo della vettura e più o meno a sproposito. Notizia falsa fatta circolare per raggranellare qualche click in più, specie con l’esplosione dell’estate.

Cosa prevede la normativa?

La legge, in realtà, vieta di tenere il motore acceso per mantenere in funzione l’impianto di condizionamento solo durante la sosta prolungata: la contravvenzione riguarda chi lascia la vettura ed esce dall’abitacolo.

L’ammenda è inoltre di 223 euro (cosiddetto minimo edittale) in base all’articolo 157, comma 7-bis, del Codice della strada. Un’eventualità molto rara, resa ancora meno probabile dal fatto che un agente delle Forze dell’ordine dovrebbe essere presente sul posto proprio in quel momento, controllando se il climatizzatore sia o meno in funzione.

Dazi Ue dal 17,4% al 38,1% per veicoli elettrici cinesi

L’ indagine della Commissione Ue sui veicoli elettrici cinesi ha provvisoriamente concluso che “beneficiano di sussidi ingiusti” e che “stanno causando una minaccia di danno economico ai produttori Ue”.

Verranno imposti provvisoriamente dei dazi compensativi sulle importazioni.

I dazi ai tre produttori cinesi inclusi nel campione saranno: Byd del 17,4%; Geely: 20%; Saic 38,1%. Altri produttori che hanno collaborato all’indagine saranno soggetti a un dazio del 21%, mentre sarà del 38,1% per quanti non hanno collaborato.

L’Ue “ha ignorato i fatti e le regole del Wto, le ripetute forti obiezioni cinesi, gli appelli e la dissuasione di governi e industrie di diversi Stati europei”. Il ministero del Commercio di Pechino, commentando i dazi sull’auto elettrica decisi da Bruxelles, ha contestato le conclusioni Ue, “prive di fondamento fattuale e giuridico” che ignorano “il fatto oggettivo che i vantaggi della Cina nei veicoli elettrici derivano dalla concorrenza aperta”. La Cina esorta l’Ue “a correggere immediatamente le sue pratiche sbagliate”, riservandosi di adottare “in modo risoluto tutte le misure necessarie” a tutela delle aziende cinesi.

“I dazi punitivi della Commissione europea si ripercuotono sulle imprese tedesche e i loro prodotti di punta”. Lo dice su X il ministro tedesco dei Trasporti Volker Wissing, commentando i dazi europei che colpiscono le auto elettriche dalla Cina. “I veicoli devono diventare più economici attraverso una maggiore concorrenza, mercati aperti e condizioni di localizzazione significativamente migliori nell’Ue, non attraverso guerre commerciali e preclusioni di mercato”.

“Saluto con soddisfazione l’annuncio che la Commissione Ue ha fatto oggi dei dazi sull’ingresso delle auto elettriche cinesi in Europa per tutelare la produzione europea nella piena consapevolezza che abbiamo anche noi: la possibilità di riaffermare in Italia l’industria automobilistica italiana, uno dei settori trainanti dello sviluppo industriale del nostro paese a cui non vogliano assolutamente rinunciare”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

DAL 3 GIUGNO I NUOVI ECOINCENTIVI PER L’ACQUISTO DI AUTO

Aggiornamento del 4 giugno 2024: Sono esaurite in meno di nove ore le risorse per le prenotazioni degli incentivi sulle auto elettriche, nell’ambito dell’Ecobonus, rese disponibili dalla mattina di ieri, 3 giugno. Per questo tipo di veicoli erano stati stanziati poco più di 200 milioni di euro, su un totale di 950 milioni.

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che prevede tutta una serie di agevolazioni per l’acquisito di nuove auto.

Il governo ha messo sul piatto quasi 953 milioni di euro: di questi, 782 sono destinati alle auto nuove, 20 a quelle usate, 50 al noleggio a lungo termine per i privati e 10 alla trasformazione a gas. I rimanenti 91 vanno a moto (38) e veicoli commerciali (53).

La nuova piattaforma sarà attiva dal prossimo 3 giugno alle ore 10:00: sul sito, gestito da Invitalia per conto del Mimit, saranno disponibili i moduli per richiedere il bonus e le tabelle di attribuzione dei contributi.

Tre fasce. Il parametro di riferimento sono le emissioni di CO2 dell’auto che si acquista. La norma prevede tre fasce e un limite di prezzo di listino (accessori compresi, esclusa Ipt e Pfu):

0-20 g/km con listino fino a 35 mila euro + Iva (42.700 Iva compresa)

Scarica la lista di tutti i modelli con l’ecobonus tra 0 e 20 g/km di CO2  

21-60 g/km con listino fino a 45 mila euro + Iva (54.900 Iva compresa)

Scarica la lista di tutti i modelli con l’ecobonus tra 21 e 60 g/km di CO2  

61-135 g/km con listino fino a 35 mila euro + Iva (42.700 Iva compresa)

Scarica la lista di tutti i modelli con l’ecobonus tra 61 e 135 g/km di CO2  

La rottamazione. È obbligatoria solo per la terza fascia. La vettura da demolire dev’essere intestata all’acquirente di quella nuova o a un suo familiare convivente da almeno 12 mesi. E dev’essere di classe Euro 0, 1, 2, 3 o 4. Le Euro 5 sono ammesse solo per le persone fisiche con Isee familiare inferiore a 30 mila euro che acquistano una vettura delle prime due fasce (0-20 e 21-60 g/km).

I contributi. I bonus vanno da un minimo di 1.500 euro sulle auto della terza fascia con rottamazione obbligatoria di una Euro 4 a un massimo di 11 mila euro per l’acquisto di un’elettrica con rottamazione di una Euro 0, 1 o 2. Per le persone fisiche con Isee familiare inferiore a 30 mila euro è previsto un extra bonus del 25%, ma solo in caso di acquisto di vetture delle prime due fasce. Il bonus massimo ottenibile, dunque, è di 13.750 euro

Privati e imprese. Ai contributi possono accedere sia le persone fisiche, sia le imprese (tranne quelle che operano nel commercio di veicoli). Le aziende, però, restano escluse dalla fascia 61-135.

Fondi limitati. I 782 milioni destinati alle auto nuove sono così ripartiti:
– 0-20 g/km CO2: 240 milioni;
– 21-60 g/km CO2: 140 milioni;
– 61-135 g/km CO2: 402 milioni.

L’operazione si concluderà quando i fondi termineranno (su https://ecobonus.mise.gov.it c’è l’andamento delle prenotazioni).

I termini per l’immatricolazione. La macchina che si acquista con l’incentivo dev’essere immatricolata entro 270 giorni, pena la perdita del bonus.

Vietato vendere per 12 mesi. Per ottenere l’incentivo, l’acquirente si impegna a mantenere la proprietà per almeno 12 mesi (24 per le imprese).

Familiari conviventi. La vettura acquistata con l’incentivo può essere intestata anche a una persona diversa di quella a cui era intestata quella da rottamare, purché entrambe facciano parte dello stesso nucleo familiare.

Incentivi all’usato. La riforma degli incentivi 2024 reintroduce, dopo qualche anno, un contributo all’acquisto di macchine usate. Alle persone fisiche che acquistano, anche in locazione finanziaria, auto usate Euro 6 con emissioni fino a 160 g/km di CO2 e prezzo risultante dalle quotazioni medie di mercato fino a 25 mila euro, sarà riconosciuto un contributo di 2 mila euro se contestualmente sarà rottamata una vettura di classe fino a Euro 4. A questa iniziativa, riservata ad auto di prima immatricolazione italiana che non hanno usufruito, in passato, di incentivi statali, sono stati destinati 20 milioni: una somma sufficiente per appena 10 mila auto.

Incentivi per le microcar elettriche. L’ecobonus coinvolge anche i veicoli elettrici delle categorie da L1e a L7e, tra cui le microcar, per i quali è previsto un contributo pari al 30% del prezzo d’acquisto fino a un massimo di 3.000 euro. Il contributo sale al 40% (fino a un massimo di 4.000) euro nel caso di rottamazione di un veicolo di classe fino a Euro 3, di proprietà dell’acquirente (o di un familiare convivente).

Taxi e NCC. Per i titolari di licenze di taxi e di noleggio con conducente il contributo statale è raddoppiato per tutte le categorie di veicoli che rientrano negli incentivi. Più nello specifico, il raddoppio si applica ai soggetti vincitori di concorso e assegnatari di nuove licenze dal 10 agosto 2023 fino all’entrata in vigore di questo decreto, e a chi sostituisce il veicolo adibito al servizio.

Noleggio a lungo termine. Nella riforma debutta un contributo al noleggio a lungo termine riservato alle persone fisiche per contratti di locazione di veicoli delle prime tre fasce di emissioni e di durata non inferiore a tre anni. L’ammontare del contributo statale al canone di locazione sarà fissato con un decreto del Ministero delle imprese e del made in Italy entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della riforma. A questa iniziativa sono destinati 50 milioni.

Incentivi per Gpl e metano. Tornano anche i contributi alla trasformazione a Gpl o metano. Riservati alle persone fisiche che installano l’impianto su autovetture fino a Euro 4, il contributo è di 400 euro per il Gpl e di 800 euro per il metano. Il bonus sarà scalato dal costo di installazione direttamente dall’installatore. A questa iniziativa, che sarà disciplinata da un successivo provvedimento del ministero delle imprese, sono stati destinati 10 milioni.

Ricordiamo che sono i concessionari auto i soggetti deputati a collegarsi alla piattaforma del Ministero delle Infrastrutture per conto del cliente.

Mercato, immatricolazioni in ripresa ad aprile: +12%

Il mercato automobilistico europeo torna a crescere dopo la battuta d’arresto di marzo. In aprile, secondo i dati forniti dall’Associazione dei costruttori (Acea), le immatricolazioni nella area composta da Ue, Paesi Efta e Regno Unito sono state 1.080.913, il 12% in più rispetto al 2021. Di conseguenza, il consuntivo dei primi quattro mesi evidenzia 4.476.369 targhe e una crescita del 6,5%. 

Mercati e alimentazioni: 

L’andamento mensile, attribuito in parte ai due giorni lavorativi in più (l’anno scorso le festività pasqualli caddero proprio in aprile), è stato determinato soprattutto dai risultati positivi dei principali mercati. Nell’Unione, la crescita del 23,1% in Spagna, del 19,8% in Germania, del 10,9% in Francia e del 7,7% in Italia ha determinato una miglioramento generale del 13,7%. Il Regno Unito, invece, ha messo a segno un +1%. Tra le alimentazioni, tornano alla crescita le elettriche dopo due mesi critici: in aprile, le Bev salgono del 14,8%. Bene anche le ibride plug-in (+3,7%), le auto a benzina (+7,3%) e le motorizzazioni alternative: le auto a metano, a Gpl e alimentate da altri combustibili gassosi crescono del 22,7%. Stabili le diesel, con +0,03%, ma la miglior performance è delle ibride non ricaricabili, con un +33,1%. 

Il podio dei gruppi:

Tra i maggiori gruppi automobilistici, si conferma al vertice della classifica mensile il gruppo Volkswagen con 300.598 immatricolazioni e una crescita del 14%. Tra i suoi marchi, segno più per Volkswagen (+14,4%), Skoda (+14,7%), Seat (+63,1%), Cupra (+10,9%) e Porsche (+26,7%). In calo Audi (-5,1%) e il polo del lusso composto da Bentley e Lamborghini (-3,4%). Secondo posto per Stellantis, che ha targato 166.534 vetture e perde l’1,5% per effetto del -2,3% di Peugeot, del -16,8% di Opel/Vauxhall, del -2,3% di Fiat, del -6,2% di Alfa Romeo, del -20,1% di DS e del -19,1% di Maserati, Dodge e Ram. In controtendenza Citroën (+18,5%), Jeep (+17,5%) e Lancia (+7%). Al terzo gradino del podio si piazza il gruppo Renault con 109.391 registrazioni (+11,6%). La Losanga guadagna il 10,6%, la Dacia il 12,6% e l’Alpine il 74,9%. 

Giapponesi e coreani:

Nella classifica seguono i coreani, con il gruppo Hyundai/Kia al quarto posto grazie a 91.361 targhe e una crescita dell’1,8% frutto del +17,6% del marchio Hyundai e del -10,6% del brand Kia. Distante il colosso Toyota, seppur in forte crescita: le 84.329 immatricolazioni implicano un importante incremento del 42% (il brand delle Tre ellissi sale del 42,4% e la Lexus del 36,7%).

Il premium tedesco:

Scendendo in graduatoria troviamo il gruppo BMW: sono 74.551 le immatricolazioni mensili, per un incremento dell’11,6% dovuto soprattutto al marchio dell’Elica: il +23,2% ha più che compensato il calo del 33,1% registrato dalla Mini. Segue la Mercedes-Benz con 54.160 targhe e un +4,8% determinato dal +4,9% della Stella e dal +4,2% della Smart. 

Gli altri costruttori:

Il report dell’Acea indica all’ottavo posto la Ford (-12,8% e 36.066 targhe), al nono la Volvo (+59%, 33.767) e al decimo la Nissan (+14,2%, 21.692). Seguono la Suzuki (+33,7%, 17.318), la Saic (+12,9%, 17.091), la Tesla (-2,3%, 13.951), la Mazda (+17,2%, 13.742), il gruppo Jaguar Land Rover (+12,9%, 12.286), la Honda (+49,6%, 5.887) e la Mitsubishi (+19,8%, 3.771). 

Accise sulle auto elettriche? Già se ne parla…

La diffusione delle auto elettriche riduce il gettito derivante dalle accise sui carburanti: per questo, il governo sta pensando a come “traslare” quelle preziose risorse dalla mobilità endotermica a quella a batterie.

Così, in sintesi, il concetto espresso dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti all’Automotive Dealer Day: una doccia fredda, anche se scontata (più che sul “se”, si discuteva sul “quando”) per gli utenti che hanno già fatto il balzo.

Le parole di Giorgetti:

“Pensate all’effetto che avrà l’elettrificazione sullo spostamento delle accise del carburante alle nuove forme di alimentazione”, ha detto il ministro, specificando che “non si tratterà solo di una riduzione del gettito, ma di una significativa traslazione”. Il processo di elettrificazione porterà ad avere sempre meno auto a benzina e gasolio sulle strade, con la conseguente riduzione degli introiti legati alle accise sui carburanti. Un ambito nel quale “il ministero dell’Economia e delle Finanze ha già iniziato a lavorare, anche in considerazione dell’aggiornamento della normativa europea sulla tassazione dei prodotti energetici”.

Le possibili ripercussioni:

il minor gettito dai carburanti previsto per i prossimi anni dovrà quindi essere compensato da uno “spostamento” delle imposte verso le auto elettriche. Difficile, se non impossibile, dire come si svilupperà la questione, se Roma andrà a toccare la ricarica o altro: al momento, spiega il ministro Giorgetti, “è in corso una riflessione del governo sulla necessità di tenere presente l’evoluzione delle basi imponibili sulla base della trasformazione del sistema economico”. Come a dire che le accise non se ne vanno mai davvero, ma fanno solo dei gran giri di valzer.

Veicoli industriali: mercato in positivo ad aprile

Secondo l’analisi di Unrae, i risultati non riflettono la reale domanda del mercato, che rimane contenuta, perché i volumi sono frutto dello smaltimento degli stock presso le reti di distribuzione.

Dopo la battuta di arresto fatta registrare a marzo, torna in positivo il mercato dei veicoli industriali, che segna ad aprile una crescita mensile del 18,5%.
Lo rivelano i dati dell’analisi condotta dal Centro Studi e Statistiche di Unrae  – sulla base dei dati di immatricolazione forniti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – che ha effettuato una stima del mercato dei veicoli industriali per il mese di aprile 2024.
Con un totale di 2.340 veicoli immatricolati rispetto ai 1.974 dello stesso periodo dell’anno precedente, il quarto mese dell’anno torna in territorio positivo, con una crescita a due cifre.

Il segmento di mercato con la migliore performance risulta essere quello dei veicoli pesanti di massa uguale o superiore a 16 t, che registra un incremento delle immatricolazioni del 22,8%, con oltre 370 unità aggiuntive rispetto ad aprile 2023. Seguono i veicoli leggeri con peso fino a 6 t, che mostrano un leggero avanzo del 2%.

Al contrario, soffrono ancora i mezzi medio-leggeri sotto le 16 t, in calo a -2,8%. Il dato complessivo del primo quadrimestre 2024 restituisce un mercato in crescita dell’8,5%, con 10.168 veicoli immatricolati rispetto ai 9.370 dello scorso anno.

Secondo Unrae, tra qualche mese il mercato perderà la spinta alla crescita e si assisterà a una flessione dei volumi di mercato. Di qui, l’urgenza di iniziative strutturali, coerenti e consistenti, per favorire la transizione ecologica.

Studio ACEA: servono più colonnine per spingere le vendite dell’elettrico

L’Acea, l’associazione europea dei costruttori automobilistici, ha pubblicato un nuovo rapporto che evidenzia il divario, definito “allarmante”, tra l’attuale disponibilità di punti di ricarica pubblici e quelli necessari per rispettare gli obiettivi di riduzione della CO2.

Troppa distanza tra auto e colonnine:

tra il 2017 e il 2023, spiega Acea, le vendite di auto elettriche sono cresciute tre volte più rapidamente rispetto al numero di colonnine installate nello stesso lasso di tempo, creando un divario tra infrastruttura e parco circolante che va colmato il più in fretta possibile. “Per poter raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riduzione della CO2 in Europa serve un’adozione di massa dell’auto elettrica”, spiega il direttore generale di Acea Sigrid de Vries, che però aggiunge: “Un obiettivo irraggiungibile se non si arriva a una disponibilità diffusa di punti di ricarica in tutto il continente”.

Lo scorso anno, in tutta Europa, sono stati implementati poco più di 150 mila stalli di ricarica pubblici, meno di tremila a settimana, arrivando a un totale di 630mila. “L’installazione di colonnine pubbliche non ha tenuto il passo con la vendita di auto elettriche degli ultimi anni”, prosegue de Vries. “E quel che è peggio, il gap rischia di aumentare in futuro, molto più di quanto stima la Commissione Europea. Siamo molto preoccupati”.

Quante colonnine servono:

secondo la Commissione, entro il 2030 dovranno essere installati 3,5 milioni di punti di ricarica, il che vuol dire 410.000 all’anno (8 mila alla settimana), con un ritmo tre volte superiore all’attuale. Secondo Acea, invece, le colonnine necessarie entro il 2030 dovranno essere 8,8 milioni. Per arrivarci ne servono 1,2 milioni all’anno, pari a 22.000 alla settimana, otto volte il ritmo attuale. “L’accesso alle colonnine non è una semplice ‘comodità’, ma una condizione essenziale per decarbonizzare il trasporto su strada”, conclude de Vries.

Comuni in allarme: pochi gli autovelox omologati, proventi a rischio

Pesante la sentenza 10105/2024 della Cassazione che impone ai Comuni di utilizzare autovelox omologati: non è sufficiente che siano approvati. In caso contrario le multe sono nulle, come scoperto da un automobilista in una causa contro Treviso. Ora, il direttore dell’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) del Veneto, Carlo Rapicavoli, ammette che quasi tutti i rilevatori sono solo approvati e non omologati; i proventi sono indispensabili per i bilanci delle amministrazioni locali. Se i verbali per eccesso di velocità fossero annullati con ricorso al Giudice di pace o al Prefetto, “gli enti rischierebbero di trovarsi buchi nei bilanci”.

La questione riguarda anzitutto le multe successive alla recente sentenza della Cassazione: con il ricorso, gli automobilisti possono vedersi cancellare i verbali se l’autovelox non è omologato. E per le contravvenzioni del passato? Grazie alla sentenza della Cassazione chi ha già pagato la multa potrebbe mettere in piedi una causa per indebito arricchimento. L’accusa? Aver incassato denaro in virtù di una contestazione emessa sulla base di un atto nullo.

Situazione paradossale. Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente dell’Anci Veneto, chiede addirittura una legge per rendere magicamente “omologati” tutti gli autovelox: si rivolgerà a Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, in un’imminente videoconferenza. Lo stesso Salvini che da anni si batte contro gli abusi dei Comuni in fatto di autovelox, spesso impiegati solo per fare cassa e non per migliorare la sicurezza stradale. Un bel cortocircuito.

COMPARTO AUTO – INCONTRO ALL’ISITITUTO BERNA – VENERDI’ 19 APRILE

venerdì 19 aprile dalle 13:00 alle 14:00 presso l’Istituto Berna in via Bissuola 93 a Mestre, presentiamo il nuovo laboratorio dedicato agli alunni che seguono l’indirizzo di studio Meccatronico.

L’iniziativa è stata possibile grazie al contributo della Camera di Commercio di Venezia Rovigo e della CGIA di Mestre.

Al termine (verso le 14:00)  l’Istituto Berna offrirà ai presenti un rinfresco.

PER ADESIONI E INFORMAZIONI CONTATTA LA SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: tel.041 2386705 – info@cgiamestre.com

Cambio gomme 2024, dal 15 aprile si passa a quelle estive

Con la bella stagione si avvicina il momento del cambio gomme. L’obbligo di montare gomme invernali (o avere le catene a bordo) per poter percorrere alcuni tratti stradali scadrà il 15 aprile. Per effettuare il cambio degli pneumatici c’è tempo un mese, ovvero fino al 15 maggio.

Meglio prendersi per tempo! Non bisogna per forza trovarsi all’ultimo a fissare un appuntamento con il gommista per il cambio degli pneumatici. Anche per preservare la durata delle gomme invernali.

Con l’aumento delle temperature, infatti, sono sottoposte ad un maggiore stress e quindi tendono a deteriorarsi precocemente.

Le eccezioni: chi monta pneumatici invernali (identificati dalla sigla M+S che significa Mud+Snow, cioè fango e neve) che dispongono di un codice di velocità uguale o superiore a quanto indicato sul libretto di circolazione può continuare ad utilizzarli. Infatti, la normativa prevede l’obbligo del cambio solamente per gli pneumatici M+S dotati di un codice di velocità inferiore.

Il codice di velocità è indicato da una lettera dell’alfabeto e si trova direttamente sullo pneumatico. Tale valore indica la velocità massima supportata per viaggiare in sicurezza. Una volta identificato, va confrontato con quanto riportato sul libretto di circolazione.

In ogni caso il cambio delle gomme è anche una questione di sicurezza. Gli pneumatici estivi presentano diversi vantaggi come una migliore tenuta sull’asfalto con le alte temperature e spazi di frenata più contenuti. Inoltre, offrono una maggiore silenziosità ed una riduzione dei consumi.

La seconda eccezione riguarda chi utilizza gli pneumatici 4 stagioni o all season. Questi pneumatici possono essere utilizzati sia in inverno sia in estate. Dunque, nessuna sostituzione è richiesta per chi utilizza tale tipologia di gomme sulle proprie auto.

 Le sanzioni:  chi viene trovato con pneumatici non conformi rischia una sanzione che va da 422 euro a 1.695 euro. Contestualmente c’è anche la possibilità del ritiro del libretto di circolazione.

 

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