Ecobonus: tornano gli incentivi? Dalla revisione del Pnrr possibili 600 milioni

Tornano gli incentivi per le auto. Quasi 600 milioni a disposizione dal Pnrr

Il governo ha deciso di rivedere una parte del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza sostenuto dall’Unione europea, modificando alcuni degli obiettivi ormai impossibili da raggiungere.

È il caso delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche: gli ultimi bandi sono andati sostanzialmente deserti, lasciando a disposizione ingenti risorse. Si tratta di circa 600 milioni di euro, 597 milioni per la precisione, che erano stati stanziati per installare oltre 20 mila prese entro il 2026 e che ora saranno destinati a finanziare una nuova campagna di rottamazione. Tuttavia, si sa ben poco di quando partiranno le nuove agevolazioni, anche perché la revisione del Pnrr deve prima passare l’esame di Bruxelles. Inoltre, le nuove misure sono ancora tutte da definire e pertanto, come già avvenuto in passato, si rischia di determinare un effetto attesa penalizzante per le immatricolazioni, quantomeno nell’immediato.

Secondo quanto indicato nella proposta di revisione inviata alla Commissione europea il 21 marzo scorso e approvata solo ieri 19 maggio nella sua veste definitiva dalla Cabina di regia a Palazzo Chigi, il nuovo programma di incentivazione prevede la sostituzione, entro il 30 giugno 2026, di 39 mila veicoli a combustione interna con vetture elettriche. Non si sa neanche quale sarà la modulazione dell’ecobonus e in particolare se ci saranno limiti legati all’Isee del richiedente e al prezzo di listino. Stando a quanto ricostruito da Repubblica, il contributo potrebbe arrivare a 11 mila euro per chi ha un Isee fino a 30 mila euro e a 9 mila per chi arriva a 40 mila. Potranno accedere ai sussidi anche le piccole imprese intenzionate a sostituire i loro mezzi da lavoro: il bonus arriverà al 30% del listino e fino a un massimo di 20 mila euro.  

Dati Aci: in Italia sempre più auto e sempre più vecchie

Stabili le vendite del nuovo, diminuiscono le radiazioni, in crescita l’usato: l’età media della auto circolanti sale a 13 anni
I dati dell’annuario Statistico ACI 2025
Nel 2024, il mercato auto ha, sostanzialmente, confermato i numeri del 2023 a livello di nuove immatricolazioni (poco meno di 1,6 milioni di unità). Valori lontani non solo dagli anni di maggiore sviluppo del settore (prima decade anni 2000), quando le prime iscrizioni al PRA erano oltre 2.000.000 di unità, ma anche rispetto agli ultimi anni pre-Covid (2017-2019), quando si erano registrate circa 1.900.000 vetture nuove acquistate.

Prezzi alti del nuovo, crisi economica e incertezza in merito alle alimentazioni hanno spinto chi possiede una vettura anziana a non cambiarla, circostanza che ridotto il numero delle radiazioni (circa 1.245.000): il saldo positivo quindi è andato a incrementare ulteriormente la consistenza del parco autovetture circolante, che sfiora oggi le 41,3 milioni di unità. Questo dato, unito ad una popolazione pressoché costante, ci porta ad avere in Italia un rapporto autovetture/popolazione residente sempre più alto e pari a 701 auto x 1000 abitanti. Se si considera, invece, il totale dei veicoli, il rapporto è di 942 veicoli ogni 1.000 abitanti (entrambi i valori in crescita rispetto al 2023). Da sottolineare che entrambi gli indici sono i più alti in Europa.

Il parco circolante italiano è sempre più vecchio: nel 2024, l’età mediana delle autovetture è pari a 13 anni (2 mesi in più rispetto al 2023). Le auto Euro 0-3, che hanno almeno 19 anni, sono poco meno di 1 su 4 (il 24% circa del totale).

Usato: 3,15 mln, +8,5% rispetto al 2023

In aumento (+8,5% circa rispetto al 2023) i trasferimenti netti di proprietà delle auto, che superano 3.150.000 unità. La maggioranza delle compravendite di auto usate (78%) rimane all’interno della Regione di residenza del proprietario (Regione di partenza e di arrivo dell’autovettura coincidono). Nel 2024, il rapporto passaggi netti/prime iscrizioni è stato pari a 1,98 (ogni 100 vetture nuove ne sono state vendute usate 198), in aumento rispetto al 2023 (1,84).

Sale la spesa per l’auto

Nel 2024, gli italiani hanno speso poco più di 165 mld di euro: 5 miliardi in più rispetto al 2022 (+3%). Principali voci di spesa: acquisto e ammortamento (53 mld €), carburante (41 mld €): due voci che, insieme, concorrono per oltre il 57% della spesa totale. Seguono manutenzione e riparazione, con oltre 29 miliardi €. La spesa media per l’utilizzo dell’auto è stata pari a circa 4.000 €, in aumento di poco meno di 100 € rispetto al 2023.

Cresce il gettito fiscale

Nel 2024, la componente fiscale relativa ai trasporti è aumentata del 2,2% rispetto al 2023, consolidando il totale del gettito in poco meno di 71 miliardi di euro. In questo ambito, l’entrata maggiore per l’erario è ancora una volta quella derivata dalla vendita dei carburanti (39 mld €), in leggero aumento rispetto al 2023. Seguono IVA per acquisto veicoli (9,8 mld €) e tassa automobilistica (7,5 mld €).

Auto, modifica in vista alle regole sulla CO2 per evitare pesanti multe alle case automobilistiche

Il Parlamento europeo ha deciso, martedì 6 maggio, di applicare una procedura d’urgenza nel modificare la legislazione nel campo delle emissioni nocive delle auto.

La scelta è giunta dopo che la Commissione europea ha presentato in marzo una modifica che permetterà nei fatti di rinviare eventuali multe per le case automobilistiche in difetto. Poiché Parlamento e Consiglio appaiono d’accordo con la proposta dell’esecutivo comunitario è possibile una approvazione rapidissima.

Attualmente la legislazione comunitaria prevede che nel 2025 i produttori di auto a livello di flotta debbano produrre una quantità emissioni di Co2 inferiore del 15% rispetto al 2021. Gli obiettivi erano stati decisi in un momento in cui si pensava che l’arrivo di auto elettriche sul mercato avrebbe permesso alle case automobilistiche di diminuire radicalmente il tasso d’inquinamento delle loro flotte. Così non è stato, almeno per alcuni produttori di autoveicoli.

Il timore di imporre ad alcune case automobilistiche multe miliardarie, in un momento in cui peraltro il settore sta affrontando non poche difficoltà, ha indotto la Commissione europea a presentare una proposta di aggiustamento della legislazione. Il calcolo delle emissioni non avverrà su un solo anno, ma verrà spalmato sul triennio 2025-2027, in modo da dare più tempo alle case automobilistiche per raggiungere gli obiettivi ambientali fissati a suo tempo.

Il tentativo dell’esecutivo comunitario è di venire incontro alle case automobilistiche in difficoltà, ma senza rinnegare l’impegno ecologico del settore.

Mercato dell’auto usata, sesta crescita consecutiva: +1,5%

Anche febbraio conferma il trend positivo del mercato dell’auto usata: con 480.622 trasferimenti di proprietà (dati in attesa di consolidamento), nel mese si registra la sesta crescita consecutiva, con un +1,5% rispetto ai 473.529 di febbraio 2024 (1,6% sul 2019). I trasferimenti netti restano stabili (+0,1%) mentre le minivolture segnano un +3,4%. Nel 1° bimestre l’incremento è del 2,5% con 946.956 trasferimenti (-1,4% sul 2019).

Trasferimenti netti: Alimentazioni

In febbraio al primo posto fra le motorizzazioni si conferma il diesel, nonostante continui a ridurre il suo peso, scendendo al 42,7% di quota (-2,9 p.p. e al 42,9% nel cumulato); segue il motore a benzina, con una quota che cede mezzo punto al 38,5% nel mese (38,8% nel bimestre). Le ibride occupano una terza posizione molto distanziata, con il 9,4% nel mese (9,2% in gennaio-febbraio); seguono Gpl al 5,1% nel mese e nel cumulato e metano al 2,0% nel mese e nel bimestre; BEV e plug-in salgono all’1,0% e 1,2% in febbraio (0,9% e 1,1% nei primi 2 mesi).

Trasferimenti netti: Contraenti

In febbraio i trasferimenti per contraente evidenziano maggiori differenze rispetto alla stabilità dei mesi precedenti: gli scambi tra privati/aziende, che rimangono largamente predominanti, guadagnano quasi 1 punto e rappresentano il 57,1% di tutti i passaggi di proprietà (57,4% nel bimestre). Parallelamente, cedono 0,9 punti quelli da operatore a cliente finale, al 38,7% nel mese (38,3% nei primi 2 mesi). Rimangono stabili gli scambi provenienti da auto-immatricolazioni (3,4% in febbraio e nel cumulato) e quelli provenienti dal noleggio (0,8% complessivo e 0,9% nei 2 mesi).

Trasferimenti netti – Quota % Febbraio 2025: Regione

L’analisi per regione conferma inalterato il podio. Lombardia al 1° posto, al 16,2% nel mese (-0,1 p.p.), Lazio al 2°, al 9,6% (-0,1 p.p.). Campania in 3a posizione con il 9,1% (-0,1 p.p.). La Sicilia con l’8,2% (+0,2 p.p.) sorpassa in 4a posizione il Veneto, che con l’8,1% scende al 5° posto.

Trasferimenti netti: Anzianità

A febbraio la quota dei trasferimenti netti di vetture con oltre 10 anni di anzianità scende al 47,3%, 1,2 punti in meno rispetto a febbraio 2024. La quota di auto da 4 a 6 anni vale l’11,8%, in calo di 1,2 punti rispetto a febbraio 2024. Le auto da 6 a 10 anni valgono il 17,5% (+1,0 p.p. rispetto al 2024); 12,2% la quota di auto da 2 a 4 anni, 0,8 punti più alta di febbraio 2024, e 4,5% quella delle auto da 1 a 2 anni, mezzo punto più alta di febbraio 2024. Le vetture fino a 1 anno pesano il 6,7% nel mese (+0,1 p.p. su febbraio 2024). Nel complesso, i trasferimenti di vetture fino a 4 anni di anzianità coprono il 23,4% a febbraio, +1,4 p.p. sullo stesso mese 2024.

Minivolture: Contraenti

Sul fronte delle minivolture, perde 1,5 punti la quota di privati o altre società che permutano la propria vettura, in calo al 56,3%, e recupera 0,6 punti la quota dei ritiri di autovetture da parte degli operatori, al 27,7%. Guadagnano mezzo punto anche le auto provenienti dal Noleggio a Lungo Termine (al 10,8%) e 0,6 punti quelle provenienti da auto-immatricolazioni (al 2,7%). Cedono appena un decimale, al 2,5%, quelle provenienti dal Noleggio a Breve Termine.

Minivolture: Alimentazioni

Anche fra le minivolture le auto diesel confermano la leadership nel mese, ma calano di ben 6,0 punti al 44,1%. Il motore a benzina guadagna 0,6 p.p. al 32,4%. Il Gpl recupera 1 decimale al 5,6%, il metano cala al 2,0%. In sostenuta crescita le minivolture di auto ibride, al 12,8%. Le ibride plug-in e le elettriche pure si posizionano rispettivamente all’1,8% e all’1,2% di quota.

Minivolture: Anzianità

Anche fra le minivolture si contrae la quota delle autovetture con più di 10 anni, al 35,5% del totale: 2,7 punti in meno di febbraio 2024, come per la fascia da 4 a 6 anni, al 12,6%. Cede mezzo punto la fascia da 6 a 10 anni (19,4%), mentre registrano una crescita sostenuta quella da 2 a 4 anni (17,3%) e quella fino a 1 anno, al 9,6%. In aumento anche la fascia da 1 a 2 anni, al 5,6% (+1,1 p.p.).

 

tutti i dati e le tabelle sul sito Unrae: https://www.unrae.it/files/Comunicato_Stampa_UNRAE_mercato_auto_usate_Febbraio_2025_68109bccd203e.pdf

 

Batterie auto: dal 2027 la tracciabilità con la blockchain diventa obbligatoria

Un regolamento europeo obbliga all’introduzione di un “passaporto” digitale per le batterie

L’industria automotive si prepara ad una importante svolta per quanto riguarda la gestione delle batterie con il nuovo Regolamento UE 2023/1542, che introduce importanti obblighi sulla tracciabilità e sostenibilità degli accumulatori destinati ai veicoli elettrici.

Tra le disposizioni più significative, spicca l’obbligo di passaporto digitale della batteria, operativo a partire dal 18 febbraio 2027, con il supporto di tecnologie avanzate come la blockchain.

Tracciabilità e sostenibilità
Il regolamento, pubblicato il 12 luglio 2023, punta a creare un sistema di gestione più trasparente e sostenibile delle batterie immesse sul mercato europeo. In particolare, prevede l’introduzione di un passaporto digitale delle batterie, un database che raccoglie dati chiave su ogni unità, inclusa la provenienza delle materie prime, la composizione chimica, le prestazioni e lo stato di salute durante l’uso.
 
Inoltre, impone il monitoraggio dell’intera filiera produttiva, obbligando i produttori a garantire una tracciabilità completa dall’estrazione dei materiali fino al fine vita. 

Per garantire l’affidabilità e la sicurezza delle informazioni, sarà impiegata la tecnologia blockchain, che assicurerà l’immutabilità dei dati legati a ogni batteria.

L’utilizzo della blockchain rappresenta un’innovazione fondamentale per evitare frodi e contraffazioni, registrando ogni fase della vita della batteria in modo sicuro e verificabile.
 
Questa tecnologia faciliterà il riutilizzo e il riciclo, grazie a informazioni dettagliate sulle prestazioni e sullo stato delle celle al termine del ciclo di vita. Inoltre, contribuirà a migliorare la sostenibilità ambientale, certificando la provenienza di materiali critici come litio, cobalto e nichel secondo standard etici e ambientali.

Impatti sul settore automotive
Le nuove regole avranno un impatto significativo su costruttori e fornitori di batterie, che dovranno adeguare i loro processi per rispettare i requisiti di tracciabilità e rendicontazione. 
Le case automobilistiche dovranno garantire che ogni veicolo elettrico commercializzato in UE sia dotato di un passaporto digitale della batteria accessibile attraverso piattaforme sicure.
 
Per il consumatore, questa normativa significa maggiore trasparenza sulle prestazioni e sulla qualità della batteria installata nel proprio veicolo, oltre a un potenziale aumento del valore residuo grazie alla certificazione del suo stato di salute.

Il Regolamento (UE) 2023/1542 segna un passo decisivo verso un’industria delle batterie più responsabile e sostenibile. L’integrazione della blockchain nella gestione delle batterie per auto elettriche promette di rivoluzionare l’intero comparto, rendendo ogni batteria tracciabile, certificata e riutilizzabile in un’ottica di economia circolare. 

Con il 2027 alle porte, costruttori e fornitori sono già al lavoro per adeguarsi a questa nuova era della mobilità elettrica.

Impatti sul settore dell’aftermarket automobilistico
Anche l’aftermarket automobilistico, e in particolare l’independent aftermarket e il mondo dell’autoriparazione, subiranno significativi cambiamenti con l’introduzione della tracciabilità obbligatoria delle batterie. Officine e distributori di ricambi dovranno dotarsi di strumenti adeguati per accedere ai dati del passaporto digitale delle batterie, al fine di valutare la loro effettiva qualità e stato di usura prima di procedere con interventi di sostituzione o riparazione.

Per l’independent aftermarket, questa regolamentazione potrebbe rappresentare sia un’opportunità che una sfida. Da un lato, l’accesso ai dati certificati consentirà una maggiore trasparenza e sicurezza negli interventi di manutenzione, aumentando la fiducia dei clienti nei confronti delle officine indipendenti. Dall’altro, l’implementazione di nuovi strumenti digitali e la necessità di formazione specifica sulle tecnologie blockchain potrebbero comportare investimenti iniziali significativi.

Le officine specializzate nell’autoriparazione dovranno inoltre adeguarsi a nuovi standard per la gestione del fine vita delle batterie, garantendo che il processo di smaltimento e riciclo avvenga nel rispetto delle normative europee. 

La possibilità di certificare la provenienza e il ciclo di utilizzo di una batteria usata potrebbe anche incentivare la creazione di un mercato secondario più regolamentato e sicuro.

In definitiva, il Regolamento (UE) 2023/1542 spingerà il settore dell’aftermarket automobilistico verso una maggiore digitalizzazione e sostenibilità, con impatti che si faranno sentire su tutta la filiera, dai produttori ai tecnici dell’autoriparazione.

Pneumatici: il 15 aprile torna la stagione degli estivi

Il 15 aprile termina l’efficacia delle Ordinanze che vincolano la circolazione di auto e mezzi commerciali fino a 3,5 tonnellate, su molte strade italiane, alla presenza di pneumatici invernali e alle dotazioni equivalenti da tenere a bordo, ovvero le catene o le calze da neve.

La scadenza, proprio come quella autunnale, relativa al montaggio delle gomme da neve non interessa chi ha optato per le coperture allseason, una specie che si sta rivelando sempre più adatta alle esigenze di un gran numero di automobilisti.

Gli automobilisti obbligati alla sostituzione delle gomme inverali/estive hanno tempo sino a metà maggio per effettuare la rotazione, un tempo tecnico ispirato dalla necessità di organizzare razionalmente il cambio gomme presso i gommisti. Ai quali è necessario rivolgersi perché, ormai, la maggiore parte delle auto sono dotate di sensori di pressione che richiedono adeguati macchinari durante lo smontaggio e il montaggio dei pneumatici e l’indispensabile taratura del dispositivo da parte del gommista.

cosa prevede la normativa

Fermo restando che la misura delle gomme neve deve rispettare una di quelle riportate sul libretto (verificabili con quelle presenti sul fianco di ogni pneumatico) la normativa impone il montaggio obbligatorio degli pneumatici estivi entro metà maggio soltanto se hanno un codice di velocità inferiore rispetto a quello indicato sulla carta di circolazione. In questo caso, a partire dal 16 maggio s’incorre in sanzioni che partono da 419,00 e arrivano a 1.682,00 euro e si rischia il ritiro del libretto della vettura, che comporta la revisione del mezzo presso. Se il codice è identico o superiore a quello indicato sul libretto non è necessario effettuare il cambio dei pneumatici entro il 15 maggio. Tuttavia, va detto che nella bella stagione un pneumatico estivo grazie alle specifiche caratteristiche strutturali si surriscalda meno di un invernale, quindi offre maggiori parametri di sicurezza e confort.

Stellantis: produzione inferiore al 1956

La produzione di Stellantis in Italia scende sotto ai livelli della Fiat nel 1956.

Fra gennaio e marzo gli stabilimenti del gruppo hanno assemblato fra autovetture e furgoni 109.900 veicoli, il 35,5% in meno rispetto al primo trimestre del 2024, anno già nero per la produzione. Le previsioni negative continueranno a peggiorare sicuramente nel 2025, con un ulteriore aggravio in termini di volumi e di aumento dell’uso di ammortizzatori, coinvolgendo quasi la metà dei dipendenti. E la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente con i dazi imposti dagli Usa.

Il calo è generalizzato in tutte le fabbriche e per tutti i marchi di Stellantis. Il polo di Torino ha sfornato 9.680 vetture, con un calo del 22% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso. L’impianto di Cassino ha ridotto i volumi del 45,5% a 4.655 unità, Pomigliano del 61% a 37.097, Melfi del 64,6% a 8.890. Male anche il sito di Atessa, l’unico che, grazie ai veicoli commerciali, aveva resistito al tracollo produttivo del 2024.

I manager di Stellantis avevano avvertito che il 2025 sarebbe stato un altro anno di faticosa transizione, rinviando la ripresa al 2026 e all’avvio della produzione di nuovi modelli. Per rilanciare le attività, il presidente del gruppo, John Elkann, ha promesso due miliardi di investimenti sugli stabilimenti italiani e sei miliardi di acquisti da fornitori nazionali. L’obiettivo al 2030 è arrivare a produrre un milione di veicoli nel Paese, sempre che la domanda dei consumatori giustifichi simile incremento dell’offerta.

Da questo punto di vista, i dazi americani e il rischio di una guerra commerciale mondiale rappresentano un’enorme incognita. Non tanto per le esportazioni negli Stati Uniti di auto prodotte in Italia da Stellantis, che sono meno di 20 mila all’anno. Quanto per l’impatto sui bilanci del costruttore, sugli acquisti di automobili e, in generale, sull’economia mondiale. Il gruppo presieduto da John Elkann ha perciò affidato a McKinsey l’incarico di valutare gli effetti dei dazi di Trump su Alfa Romeo e Maserati. Secondo la ricostruzione di Bloomberg — non confermata da Stellantis — l’analisi della società di consulenza dovrebbe abbracciare anche opzioni di collaborazione con altre case per i due marchi, nonché — più a lungo termine — uno scorporo di Maserati dal gruppo.

Prima di correre da solo, però, il marchio del Tridente dovrà tornare in carreggiata. La produzione di Maserati in Italia è infatti ormai pressoché azzerata, con le fabbriche di Torino e Maserati che in tre mesi hanno assemblato in totale 100 vetture

Alcolock: cos’è, chi deve installarlo e quanto costa

L’alcolock è una delle novità più rilevanti introdotte dal nuovo Codice della Strada, entrato in vigore il 14 dicembre scorso.

Tuttavia le sue caratteristiche, le modalità di applicazione e la sua regolamentazione erano ancora in attesa di un decreto attuativo da inviare a Bruxelles entro il 18 giugno. In anticipo sui tempi, il governo ha trasmesso alla Commissione il testo definitivo che il Corriere della Sera ha visionato in anteprima.

Se il testo sarà confermato senza modifiche entro il 18 giugno, la legge potrebbe entrare in vigore già a luglio, rendendo obbligatoria l’installazione dell’alcolock per i conducenti sanzionati per guida in stato di ebbrezza.

Cos’è e come funziona l’alcolock
L’alcolock è un meccanismo di sicurezza progettato per impedire la guida in stato di ebbrezza. Questo dispositivo viene montato all’interno dell’auto, a lato del volante, (dal 1°luglio 2024 le auto di nuova immatricolazione devono essere predisposte all’installazione dell’alcolock) e richiede al conducente di effettuare un test del respiro prima di poter avviare il motore. Se il sistema rileva la presenza di alcol oltre una determinata soglia, blocca l’accensione del veicolo, evitando che il conducente possa mettersi alla guida.

Per chi vige l’obbligo di installazione
L’installazione dell’alcolock sarà obbligatoria per coloro che sono stati condannati in tribunale per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l. Dopo aver scontato la pena (diversa a seconda del tasso alcolemico riscontrato se inferiore o superiore a 1,5 g/l l’interessato non potrà mettersi alla guida con un tasso alcolemico inferiore a 0,5 g/l (fanno eccezione i neopatentati cui è sempre valido il divieto di assumere bevande alcoliche prima di guidare), ma dovrà installare a proprie spese l’alcolock e rispettare per un dato periodo di tempo (a seconda che sia stato fermato con un tasso alcolemico inferiore o superiore a 1,5 g/l) il divieto assoluto di bere alcol, pena sanzioni pesantissime moltiplicate di un terzo rispetto a quelle attuali.

Durata dell’obbligo:
– Due anni per chi viene sorpreso con un tasso compreso tra 0,8 e 1,5 g/l.
– Almeno tre anni per chi supera la soglia di 1,5 g/l (salvo decisioni più restrittive della commissione medica per il rinnovo della patente).

Installazione e manutenzione:
– Il dispositivo dovrà essere installato presso officine autorizzate e sottoposto a taratura periodica.
– I relativi documenti di omologazione dovranno essere sempre a bordo del veicolo e disponibili per i controlli delle forze dell’ordine.

Costi:
– Il costo stimato dell’installazione è di circa 2.000 euro.
– A questa cifra si aggiungeranno i costi dei boccagli monouso, della manutenzione e delle verifiche periodiche.
– Un possibile inconveniente è che, se il veicolo è condiviso con altri membri della famiglia, chiunque lo guidi dovrà sottoporsi al test, anche se non ha restrizioni di guida.

Trump annuncia dazi del 25 per cento sulle auto importate negli Usa

I dazi entreranno in vigore dal 2 aprile, il Presidente Trump “si aspetta di incassare tra 600 e 1000 miliardi di dollari in due anni”. L’Ue “deplora profondamente” i nuovi dazi ma “continuerà a cercare soluzioni negoziate”

Donald Trump ha annunciato l’introduzione, a partire dal 2 aprile, di dazi del 25 per cento su tutte le auto importate negli Usa. “È l’inizio del Giorno della Liberazione in America”, ha esultato il presidente americano, puntando il dito contro i “Paesi che fanno affari nel nostro Paese e che si prendono i nostri posti di lavoro e la nostra ricchezza”.

Dopo il primo round di dazi entrati in vigore il 12 marzo, per l’Ue arriva un’altra doccia fredda. Amara la reazione di von der Leyen, che in un comunicato ha “deplorato profondamente” la decisione di Trump, ribadendo che in definitiva “i dazi sono tasse, dannose per le imprese e peggiori per i consumatori, sia negli Stati Uniti che nell’Unione Europea”. La leader Ue ha confermato però un approccio cauto, già adottato con il rinvio delle prime contromisure europee – inizialmente previste dal primo aprile – a metà del prossimo mese: nessun annuncio roboante di risposte immediate, ma la volontà di “valutare” la stretta imposta da Trump “insieme ad altre misure che gli Stati Uniti stanno prendendo in considerazione nei prossimi giorni”.

Mentre i produttori europei si sono svegliati in caduta libera – Mercedes-Benz ha perso il 5,5 per cento, Porsche il 4,8, BMW il 4,2, Wolkswagen il 3,3, Stellantis addirittura il 6 per cento -, la Commissione europea ha comunque teso la mano verso Washington. O forse, a questo punto, sarebbe meglio dire che ha scelto di porgere l’altra guancia: “L’Ue continuerà a cercare soluzioni negoziate – ha affermato von der Leyen -, salvaguardando al contempo i propri interessi economici”.

Lo stesso Elon Musk, patron di Tesla e stretto consigliere di Trump, ha ammesso che la mossa avrà “effetti non trascurabili” sul prezzo dei pezzi di ricambio per le sue auto che provengono da altri paesi. Ma il presidente repubblicano è convinto che in questo modo le case automobilistiche sposteranno le loro produzioni negli Stati Uniti: “Ci aspettiamo di incassare tra 600 e 1000 miliardi di dollari in due anni”, ha dichiarato.

 

Autovelox: dietrofront sul decreto omologazioni

È durata poche ore la decisione del governo di mettere fine alla questione relativa all’omologazione degli autovelox.

Dopo avere trasmesso la scorsa settimana all’Unione Europea lo specifico schema di decreto (“Decreto ministeriale per l’omologazione del prototipo, la taratura e le verifiche periodiche di funzionalità dei dispositivi e sistemi per l’accertamento delle violazioni dei limiti massimi di velocità”), il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha bruscamente sospeso l’iter per ulteriori approfondimenti.

L’improvviso dietrofront sarebbe legato all’inopportunità di far entrare in vigore in estate un provvedimento che avrebbe costretto a spegnere, in attesa dell’omologazione, una buona parte degli strumenti attualmente in uso, compresi gli Autovelox fino al modello 106, i Tutor di prima e seconda generazione e tutti i Telelaser. Una spiegazione debole, visto che non era affatto scontato che il decreto sarebbe entrato in vigore subito dopo il termine della pubblica consultazione a cui è stato avviato e che avrebbe dovuto concludersi il 24 giugno prossimo. Al termine di questa fase, infatti, il governo avrebbe dovuto recepire eventuali indicazioni provenienti da Bruxelles in relazione alle osservazioni degli altri stati dell’Unione e di tutti i legittimi portatori di interessi in materia, ossia produttori, associazioni di consumatori e di vittime della strada. E comunque, pur in assenza di indicazioni, Roma sarebbe stata sovrana sulla data di entrata in vigore delle nuove norme, che avrebbero comunque potuto essere pubblicate sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana dopo l’estate.

Più probabile che il nodo da sciogliere sia, invece, quello relativo alla sanatoria che avrebbe automaticamente riguardato solo le apparecchiature approvate a partire dall’agosto 2017 e che, adesso, non pare così scontata.  il provvedimento è ancora consultabile e scaricabile da tutti i cittadini dell’Unione Europea dal Tris, il sistema di informazione pubblico sulle regolamentazioni tecniche della Ue. Sito su cui il decreto era stato pubblicato la mattina del 21 marzo scorso.

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