Bando veicoli aziendali 2024 – Regione Veneto

La Giunta regionale del Veneto ha approvato il bando “Veicoli aziendali 2024”, in collaborazione con Unioncamere Veneto, al fine di incentivare la sostituzione di veicoli altamente inquinanti con mezzi a basso impatto ambientale attraverso un contributo a fondo perduto. Il bando stanzia risorse per € 6.908.080,00.

PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA:

a partire dalle ore 10:00 del 15 aprile 2024 –  fino alle ore 12:00 del 14 giugno 2024

DESCRIZIONE DELL’INIZIATIVA
Il bando è finalizzato a incentivare le Micro, Piccole e Medie imprese aventi sede legale ed operativa in Veneto alla rottamazione di veicoli aziendali inquinanti a fronte dell’acquisto di veicoli a basso impatto ambientale di categoria M1 e N1.
M1: veicoli destinati al trasporto di persone con massimo 8 posti a sedere, oltre a quello del conducente
N1: veicoli per il trasporto di cose, comprese automobili omologate autocarro, aventi massa massima non superiore a 3,5 t

L’agevolazione consiste nella concessione di un contributo a fondo perduto in base alla massa del veicolo, alla classe emissiva e al livello di emissioni prodotte.

PER LE TABELLE CONTRIBUTI E LA MODULISTICA VAI AL SITO DELLA REGIONE VENETO: https://www.regione.veneto.it/web/ambiente-e-territorio/bando-veicoli-aziendali-2024

Le manifestazioni d’interesse dovranno essere presentate tramite la piattaforma informatica DI INFOCAMERE Re-start

Autostrade: nuovi bandi per realizzare una rete di almeno 100 stazioni di ricarica elettrica

Autostrade per l’Italia accelera sull’elettrico. E dopo aver installato due anni fa una rete di ricariche veloci, basata su colonnine da 300 kW identificate con il brand Free to X, adesso diventa il primo concessionario autostradale a pubblicare la sollecitazione di manifestazione di interesse del primo lotto per l’affidamento dei servizi di ricarica elettrica per veicoli nelle Aree di Servizio e quindi di fatto apre la porta ad altre reti di operatori specializzati.

Il primo lotto interessato è costituito da otto Aree di Servizio dislocate su tutta la rete di Aspi. Si tratta di S.Nicola Ovest, Teano Est, S.Pelagio Est, Verbano Ovest, Montepulciano Est e Ovest, Le Saline Est e Ovest. In seguito, nel corso del 2024, saranno bandite le gare per i lotti successivi per rendere più capillare le stazioni di ricarica nelle Aree di Servizio di competenza di Aspi. L’obiettivo è di arrivare a circa 100 centri di ricarica al 100% green, che si aggiungeranno alle ricariche già realizzate.

Le nuove stazioni dovranno avere colonnine HPC (High power charging) con potenza di almeno 150kW ciascuna e contemplare stalli dedicati alla carica in corrente alternata.

Le procedure competitive prevederanno una prima fase di qualifica di operatori specializzati e una seconda di valutazione delle offerte proposte. 

Gli interessati potranno partecipare alle procedure competitive attraverso un portale creato ad hoc scaricando la documentazione necessaria dalla sezione pubblica «Bandi e Avvisi». 

L’affidamento, mediante procedura competitiva, riguarderà la costruzione e gestione delle Stazioni di Ricarica da parte di operatori specializzati. Operatori che, in veste di Charging Point Operator (CPO), dovranno rendere interoperabili tutte le ricariche ai Mobility Service Provider (MSP) che ne faranno richiesta.

Bando ai motori endotermici, rinviato il voto al Consiglio UE

Rallenta la corsa verso quella che sembrava a tutti gli effetti l’elettrificazione del parco circolante.La discussione sulla messa al bando di automobili e veicoli commerciali leggeri di nuova produzione con motori endotermici aveva infatti incassato il voto positivo da parte del Parlamento Europeo il 14 febbraio scorso: prima di arrivare alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione, l’atto conclusivo dell’iter legislativo a livello europeo, manca il passaggio al Consiglio. Ma questo è stato rinviato a data da destinarsi.

Una decisione che tiene conto delle perplessità espresse a più voci dai governi europei, Italia compresa. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto, infatti, aveva dichiarato già a fine febbraio che l’Italia avrebbe votato contro la proposta di messa al bando dei motori endotermici, sostenendo che “i target ambientali vadano perseguiti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare ripercussioni negative per il Paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo” promuovendo dunque una logica di neutralità tecnologica – una contemporanea valutazione di tutte le tecnologie ad oggi disponibili – rispetto alle soluzioni da adottare per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione.  Questa posizione era stata condivisa dalla Polonia, contraria al pari dell’Italia all’adozione del Regolamento, mentre la Bulgaria aveva dichiarato la propria astensione al voto. A determinare il rinvio definitivo sine die (dopo due tentativi di riprogrammare la discussione) è stata però la Germania, ancora divisa a livello di politica interna fra i fermi sostenitori del blocco dei motori endotermici al 2035 e quelli più propensi ad una revisione del Regolamento in direzione di una maggiore apertura verso forme di alimentazione alternative oltre all’elettrico. Con quattro voti contrari nella discussione del Consiglio UE si incorrerebbe nella cosiddetta minoranza di blocco, sufficiente ad impedire l’adozione del Regolamento. Di qui la decisione da parte del Corepar di interrompere l’iter, permettendo agli stati di proseguire nel negoziato prima di portare il Regolamento al voto definitivo.

Positiva la reazione dell’Italia, con il commento del Ministro Pichetto che definisce l’impostazione del Regolamento “troppo ideologica e poco concreta” e prosegue: “L’Italia ha una posizione molto chiara: l’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi. Puntare inoltre sui carburanti rinnovabili – spiega il Ministro – è una soluzione strategica e altrettanto pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva”, auspicando che la pausa nelle trattative sia utile “anche ad altri paesi e alle stesse istituzioni europee un’ulteriore riflessione su un tema così importante per cittadini e imprese”.