Guardrail: decreto “salva motociclisti” pubblicato in gazzetta ufficiale

Si tratta di un primo passo verso una maggiore sicurezza sulle strade per una delle categorie più a rischio di tutto il panorama italiano, quella dei motociclisti. Infatti è stato pubblicato in gazzetta ufficiale il decreto “salva motociclisti”,  che è stato fortemente ricercato e voluto soprattutto dal Mit. Tra gli effetti di questo decreto vi è, tra le tante cose, soprattutto l’installazione di Dispositivi Salva Motociclisti (DSM) che puntano a ridurre gli effetti dell’urto di una moto e di un motociclista sul guardrail, tramite delle specifiche caratteristiche tecniche.

Questo decreto comporta l’obbligo di installare guardrail moto su tutte le curve circolari che hanno un raggio minore di 250 metri nei casi di interventi di nuova costruzione, di adeguamento di strade già effettive che comportano varianti di tracciato e/o rinnovo delle barriere di sicurezza stradali su tratti significativi, oppure su strade esistenti non soggette ad interventi ma dove siano avvenuti nel triennio almeno cinque incidenti con morti e/o feriti, che abbiano visto il coinvolgimento di motoveicoli e/o ciclomotori.

Queste soluzioni sono state portate avanti nel corso dell’ultimo periodo sia dal Ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, sia dal sottosegretario Michele Dell’Orco, e che fanno specialmente dell’Italia uno dei primi Paesi sensibili alla salvaguardia e alla tutela della sicurezza su strada per quanto riguarda i motociclisti, alla pari della Spagna e unici in Europa.

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fonte: motori.it

 

Dieci milioni di auto con più di 17 anni di vita

L’Italia? Non è un Paese per giovani. Il riferimento demografico vale anche per l’auto visto che noi abbiamo il parco circolante più vecchio d’Europa con un’età media da record di 10,5 anni. Secondo un’analisi condotta dal Centro Studi e Statistiche Unrae (l’associazione dei costruttori esteri in Italia) si scopre infatti che su un parco totale di 37.843.983, il circolante ante Euro 3 (vetture immatricolate prima del gennaio del 2001, quindi con oltre 17 anni di vita) è composto dalla bellezza di 9.567.000 vetture, pari al 25,3% del totale circolante.

 

E, sempre secondo le statistiche, parliamo di auto che – se a benzina – hanno in media 170 mila km, se diesel hanno invece superato ampiamente il muro dei 250 mila km. In una parola “rottami”, pericolosi per l’ambiente e pericolosi per chi li guida e per chi è a bordo. Si calcola infatti che queste auto – ma gli studi si riferiscono a modelli vecchi di 10 anni non di 17, quindi la realtà è ben peggiore – diano in caso di incidente a pilota e passeggeri una possibilità di sopravvivere di sette volte inferiore rispetto a quelle di un’auto nuova.

 

Non si tratta insomma di spingere gli automobilisti a cambiare l’auto per favorire la lobby dei costruttori, non ci sono complotti, scie chimiche o cospirazioni: il problema, enorme, è di sicurezza stradale. Ammettendo poi che dell’ambiente non importi poi nulla a nessuno perché le emissioni di una euro 3 sono nettamente più alte e velenose di quelle di una Euro 6.

 

Le vetture più vecchie in ogni caso si trovano al Centro-Sud: la regione con la percentuale di auto ante Euro 3 più alta è la Campania dove con su un parco circolante di 3.386.389 ben 1.322.457 hanno 17 anni o più, quindi pari a una percentuale del 39,1%. Segue poi di un soffio la Calabria dove il circolante di rottami è del 38,4% e quindi Sicilia, Basilicata, Molise, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Umbria e Lazio.

 

Stesso discorso con l’analisi combinata condotta tra le province a più alto parco circolante e maggiore quota di vetture ante Euro 3: la classifica parla chiaro e vede Napoli in testa con 727.291 rottami parti al 41,7% del totale, seguita da Catania, Salerno, Palermo, Caserta, Bari, Cosenza, Lecce, Messina, Reggio Calabria.

 

 

 

articolo di VINCENZO BORGOMEO – repubblica.it