Guida autonoma, i livelli di autonomia e gli Adas: cosa sono e come funzionano

Si parla sempre più spesso di auto in grado di guidare da sole e di sistemi Adas capaci di migliorare la sicurezza e di supportare l’automobilista durante la vita di tutti i giorni. La realtà però è ancora molto distante da scenari futuristici, dove potremmo salire in auto senza preoccuparci di quello che succede intorno a noi.

 

Proprio per questo motivo è importante distinguere i diversi livelli di guida autonoma e conoscere i diversi dispositivi di ausilio presenti in auto. In oltre faremo una breve panoramica sui modelli più avanzati sul fronte dell’autonomous driving.

 

Per distinguere i diversi livelli di guida autonoma ci viene in ausilio la tabella realizzata dalla Sae Society of Automotive Engineers, che nel 2014 ha stilato delle linee guida per distinguere e identificare il livello di automazione in una vettura.

 

Ricordiamo sempre l’importanza di rimanere concentrati quando si è al volante.

A oggi nessun sistema presente sulle auto in circolazione permette di distrarsi durante la marcia e non esistono sistemi di guida autonoma, cioè dove l’intervento del guidatore non sia necessario in caso di situazioni potenzialmente rischiose…CONTINUA LA LETTURA

 

 

 

 

 

 

Meccatronica: prorogato di cinque anni il termine per l’abilitazione all’esercizio dell’attività

Al’intero della Legge di Bilancio,  è stato inserito anche il rinvio del termine del 5 gennaio 2018 per l’abilitazione all’esercizio dell’attività di autoriparazione.

 

Dopo l’accorpamento della sezione di MECCANICA/MOTORISTICA con quella di ELETTRAUTO nella nuova sezione unica denominata MECCATRONICA, gli autoriparatori avrebbero avuto tempo fino al 5 gennaio 2018 per regolarizzare la loro posizione.

 

Ora ci saranno altri cinque anni a disposizione delle imprese per sistemare le cose e delle Regioni per organizzare i corsi regionali di qualificazione.

 

In sintesi è stato previsto quanto segue:

1)La proroga di cinque anni del termine del 5 gennaio 2018 per l’adeguamento dei requisiti richiesti per l’esercizio dell’attività di meccatronica.

2) Per le imprese abilitate per una o più attività di cui all’art. 1, comma 3, della Legge n. 122/92, come modificata dalla Legge n. 224/12, viene prevista, dopo la frequentazione con esito positivo dei corsi regionali di qualificazione, l’immediata abilitazione all’esercizio della relativa attività acquisita con i corsi stessi, senza l’obbligo di svolgere l’attività stessa, per almeno un anno, alle dipendenze di imprese operanti nel settore nell’arco degli ultimi 5 anni.

3) Analoga proroga di cinque anni del termine del 5-1-2018 viene prevista anche per la regolarizzazione delle imprese già abilitate per una o più attività, ai sensi dell’art. 1, comma 3, Legge n. 122/92, come modificata dalla Legge n. 224/12, che intendano conseguire l’abilitazione anche per una o entrambe le altre sezioni contemplate dalla richiamata disciplina dell’autoriparazione.

 

 

 

 

 

 

 

Dieci milioni di auto con più di 17 anni di vita

L’Italia? Non è un Paese per giovani. Il riferimento demografico vale anche per l’auto visto che noi abbiamo il parco circolante più vecchio d’Europa con un’età media da record di 10,5 anni. Secondo un’analisi condotta dal Centro Studi e Statistiche Unrae (l’associazione dei costruttori esteri in Italia) si scopre infatti che su un parco totale di 37.843.983, il circolante ante Euro 3 (vetture immatricolate prima del gennaio del 2001, quindi con oltre 17 anni di vita) è composto dalla bellezza di 9.567.000 vetture, pari al 25,3% del totale circolante.

 

E, sempre secondo le statistiche, parliamo di auto che – se a benzina – hanno in media 170 mila km, se diesel hanno invece superato ampiamente il muro dei 250 mila km. In una parola “rottami”, pericolosi per l’ambiente e pericolosi per chi li guida e per chi è a bordo. Si calcola infatti che queste auto – ma gli studi si riferiscono a modelli vecchi di 10 anni non di 17, quindi la realtà è ben peggiore – diano in caso di incidente a pilota e passeggeri una possibilità di sopravvivere di sette volte inferiore rispetto a quelle di un’auto nuova.

 

Non si tratta insomma di spingere gli automobilisti a cambiare l’auto per favorire la lobby dei costruttori, non ci sono complotti, scie chimiche o cospirazioni: il problema, enorme, è di sicurezza stradale. Ammettendo poi che dell’ambiente non importi poi nulla a nessuno perché le emissioni di una euro 3 sono nettamente più alte e velenose di quelle di una Euro 6.

 

Le vetture più vecchie in ogni caso si trovano al Centro-Sud: la regione con la percentuale di auto ante Euro 3 più alta è la Campania dove con su un parco circolante di 3.386.389 ben 1.322.457 hanno 17 anni o più, quindi pari a una percentuale del 39,1%. Segue poi di un soffio la Calabria dove il circolante di rottami è del 38,4% e quindi Sicilia, Basilicata, Molise, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Umbria e Lazio.

 

Stesso discorso con l’analisi combinata condotta tra le province a più alto parco circolante e maggiore quota di vetture ante Euro 3: la classifica parla chiaro e vede Napoli in testa con 727.291 rottami parti al 41,7% del totale, seguita da Catania, Salerno, Palermo, Caserta, Bari, Cosenza, Lecce, Messina, Reggio Calabria.

 

 

 

articolo di VINCENZO BORGOMEO – repubblica.it

 

 

 

Auto: quanto costa un incidente?

Quanto costa un incidente? Quanto, cioè, il numero di sinistri incide sul premio medio Rca versato dagli automobilisti alle agenzie di assicurazione? Incrociando i dati Istat sul numero di incidenti e quelli dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) sui premi, InfoData è in grado di dire che, in media, si tratta di qualcosa meno di 14 centesimi.

 

È questo il risultato che si ottiene dividendo i 223 euro di premio medio versati nel 2016 dagli automobilisti italiani per i 1598,1 incidenti verificatisi in media in ogni provincia italiana nello stesso anno. Anche se il quadro, analizzato a livello locale, è molto variegato. Si va dall’Ogliastra, dove un incidente “costa” 1,76 euro, alla provincia di Roma, zona nella quale un sinistro incide sul premio medio per meno di 2 centesimi…leggi qui il resto dello studio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AUTO: VENDITE A +5,8% NEL MESE DI NOVEMBRE PER IL MERCATO EUROPEO

Continua la crescita del mercato auto europeo, sebbene con ritmi più contenuti. Nel mese di novembre le nuove immatricolazioni nell’area Ue+Efta sono state 1.258.220, in aumento del 5,8% rispetto all’anno scorso. Spagna e Francia si confermano i mercati più forti, in crescita rispettivamente del 12,4% e del 10,3%. Bene anche la crescita di Germania (9,4%) e Italia (6,8%), mentre il Regno Unito continua a registrare risultati negativi, con l’11,2% di immatricolazioni in meno nel mese passato. Guardando all’intero anno, in questi primi undici mesi il saldo del mercato inglese è negativo del 5%. Di contro, quello europeo ha superato i 14 milioni di auto vendute, registrando una crescita complessiva del 4%.

 

FCA rallenta la corsa. Dopo i risultati positivi dei mesi scorsi, il gruppo FCA chiude il mese di novembre con un calo di vendite dello 0,9%, dovuto soprattutto alle immatricolazioni di Fiat (-6,8%) e Lancia (-11,8%). A bilanciare i due segni meno sono le buone performance dei marchi Jeep e Alfa Romeo, che chiudono il mese in crescita rispettivamente del 27,6% e 23%. Nel complesso, il gruppo ha immatricolato 74.568 unità, portando la sua quota di mercato nei paesi Ue+Efta a 6,8% nei primi undici mesi dell’anno.

 

Bene i tedeschi. Buone le performance di tutti i gruppi tedeschi, che chiudono novembre con una crescita delle immatricolazioni dopo la frenata di ottobre. Il gruppo Volkswagen segna +5% e 310.647 nuove auto vendute. In aumento tutti i marchi, a partire da quello principale che registra +1,5%; Audi segna +3,6%, Skoda +11,6%, Seat +12,1% e Porsche +0,6%. Il gruppo Daimler registra una crescita del 6,4% rispetto allo scorso anno, con 80.413 esemplari consegnati. Dopo molti mesi con il segno meno, il marchio Smart cresce del 6,2% mentre Mercedes si ferma al 2,1%. La BMW recupera il saldo negativo del mese scorso e chiude novembre in crescita del 2%, soprattutto grazie ai risultati di Mini (+20,3%), mentre il marchio principale è un calo del 2,2%. Il gruppo nel complesso ha consegnato 87.491 unità.

 

PSA e Renault in crescita. Continua il rally del gruppo PSA, con 200.211 unità vendute che valgono una crescita percentuale dell’83,1%. Bene tutti marchi del gruppo tranne DS (-9,3%): Peugeot e Citroën registrato rispettivamente +20,4% e +14,5%, mentre la Opel si avvicina alle 72 mila vetture immatricolate. Il gruppo Renault cresce del 10,1% vendendo 139.335 nuove unità. Bene tutti i marchi: Renault +5,2%; Dacia +24,5% e Lada +39,8%.

 

 

 

 

FONTE: quattroruote.it

 

 

 

Il camion come un drone: si guida da remoto

Prototipi già funzionanti grazie ad una tecnologia realizzata dalla Scania: sarà utile anche per dare assistenza ai mezzi pesanti a guida autonoma

 

Dal mondo dei giochi alla realtà: i giganteschi camion ora si possono guidare da remoto, come nei simulatori di guida o nei modellini radiocomandati. La tecnologia è stata messa a punto dalla Scania ma ovviamente per fini tutt’altro che ludici: in ballo c’è la possibilità di aumentare enormemente la sicurezza dei trasporti pesanti.

Prima regalando assistenza agli autisti in difficoltà (immaginate un pilota che ha un malore e che può venire sostituito in tempo reale da un operatore che guida in camion da remoto) e poi, un domani, magari aiutando vigilando da lontano mezzi a guida completamente autonoma, progettati per affrontare le situazioni di traffico più complesse. Nel caso in cui questi veicoli riscontrino un problema però, è necessario che entrino in azione sistemi di controllo remoto.

 

Di certo, futuro o no, i primi prototipi della Scania, realizzati in collaborazione con Ericsson, funzionano egregiamente: grazie alla tecnologia 5G, gli ingegneri sono ora in grado fare qualsiasi manovrare con i mezzi pesanti da un centro di controllo realizzato in una centrale hi-tech.

 

“Questa è la nostra soluzione alternativa, pensata per le situazioni in cui i veicoli, per ragioni tecniche o legali, non sono in grado di operare”, ha evidenziato Jimmy Selling, Software Developer in Scania R&D. Ma facciamo qualche esempio: una delle situazioni più frequenti che si troverà ad affrontare un veicolo a guida autonoma si prospetta nel momento in cui incontra un oggetto che non riconosce e che non può superare, se non infrangendo le regole della strada. In questa situazione, il veicolo si arresta e segnala il problema richiedendo assistenza all’operatore che deciderà di prendere il controllo manuale del veicolo o proseguire.

 

Ovvio che per far muovere un Tir a migliaia di km di distanza serva una connessione dati velocissima, e qui entra in gioco la rete 5G che assicura un servizio di rete mobile estremamente affidabile con latenza minima (ritardo) di pochi millisecondi e a banda larga. “Inoltre – spiegano gli ingegneri Scania – fattore ancora più rilevante, il 5G apre nuove opportunità di comunicazione in esclusiva sia device-to-device che device-to-cloud. Nel caso dei veicoli a guida autonoma, questo significa che viene assegnato loro uno spettro esclusivo per la comunicazione tra operatore e veicolo”.

 

 

 

 

 

 

 

Articolo di VINCENZO BORGOMEO

 

 

 

 

 

OLTRE 60MILA GLI ULTRANOVANTENNI AL VOLANTE

Passione per la guida, voglia di libertà o semplice necessità di spostarsi. Gli italiani difficilmente rinunciano all’auto. E ancor più in età avanzata. Almeno a giudicare da un’indagine di Facile.it secondo la quale in Italia ci sarebbero oltre 60.000 patenti intestate a ultranovantenni, a fronte di un’età media degli automobilisti di circa 54 anni. Un dato che appare ancora più curioso se si considera che dopo gli 80 anni la legge impone il rinnovo del permesso di guida ogni 24 mesi. Un lasso di tempo che potrebbe ridursi a 12 se andasse in porto una proposta di riforma del Codice della strada.

 

La fotografia delle regioni. Elaborata sui dati delle polizze Rc, messi a disposizione dal Ministero delle Infrastrutture e trasporti (aggiornati a maggio 2017), l’analisi fotografa l’età anagrafica degli automobilisti del Bel Paese. Con situazioni a macchia di leopardo nelle varie aree geografiche. In cima alla classifica delle regioni c’è la Lombardia con 8.738 patenti attive intestate a cittadini nati prima del 1927, seguita da Emilia Romagna (7.553), Toscana (5.834), Piemonte (5.505), Lazio (5.471) e Veneto (4.815).

 

Percentuale sul totale. Se si analizza la percentuale di patentati ultranovantenni rapportata al totale degli automobilisti, invece, sul podio svetta l’Emilia Romagna con lo 0,253%, oltre una volta e mezzo il valore medio nazionale, pari allo 0,156%. Al secondo posto si trova la Liguria (0,247%), mentre la medaglia di bronzo spetta alla Toscana (0,233%).

 

 

 

 

fonte: quattroruote.it

 

 

 

Dal 1^ ottobre stesse misure antismog per Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna

Scatteranno dal prossimo 1 ottobre le misure antismog che, per la prima volta, saranno le stesse per tutta l’area padana, come previsto dal “Nuovo Accordo per la qualità dell’aria nel bacino padano” firmato dall’Emilia-Romagna con il Ministero dell’Ambiente insieme a Lombardia, Piemonte e Veneto.

 

Quest’anno, oltre alle misure previste dal “Piano aria integrato regionale (Pair2020)” relative alla limitazione della circolazione dal lunedì al venerdì e nelle domeniche ecologiche dalle ore 8,30 alle 18,30 per le auto e i veicoli commerciali diesel fino all’euro 3 e benzina fino all’euro 1, sono previste anche misure aggiuntive da attuare in modo omogeneo nelle quattro Regioni e che saranno approvate la prossima settimana dalla Giunta regionale.

 

Il punto sulle misure antismog è stato fatto nel corso di un incontro in Regione con i rappresentanti dei Comuni con più di 30 mila abitanti e di quelli della cintura di Bologna già aderenti al Pair2020.

 

“Per la prima volta si stabiliscono misure emergenziali comuni per le quattro regioni del bacino padano- sottolinea l’assessore regionale alla Difesa del suolo e Politiche ambientali, Paola Gazzolo- che da sole rappresentano il 40% della popolazione italiana e la zona più produttiva del Paese. Stiamo lavorando insieme con serietà ma, all’impegno delle istituzioni, serve che si unisca l’impegno dei cittadini perché la qualità dell’aria è un tema che riguarda tutti. Un’aria migliore passa da comportamenti virtuosi e il rispetto delle regole è la premessa per ottenerla”.

 

Le nuove regole

Nel dettaglio sono previsti due livelli di allerta, a cui corrispondono interventi emergenziali diversi: il primo scatta dopo 4 giorni consecutivi di superamento del valore limite di Pm10, il secondo dopo 10 giorni.

Dal 1° ottobre, come previsto dal Piano aria regionale, in caso di superamento dei limiti di pm10 per 4 giorni consecutivi le restrizioni alla circolazione scattano in modo automatico dal giorno successivo e si estendono ai veicoli diesel euro 4. Inoltre, entrano in vigore misure emergenziali aggiuntive, derivanti dall’Accordo di bacino padano, che prevedono il divieto di utilizzo di stufe a biomassa legnosa con prestazioni emissive inferiori alla classe 3 stelle, in presenza di impianti alternativi; il divieto di combustione all’aperto e di spandimento dei liquami zootecnici. Il periodo di superamento di 4 giorni, anziché di 7 come negli anni precedenti, costituisce un criterio di maggior cautela per la salute dei cittadini e garantisce ancora più efficacia agli interventi.

Dopo 10 giorni consecutivi di sforamenti, invece, il divieto di utilizzo di stufe a biomassa legnosa viene esteso anche alla classe 3 stelle.

Tutte le misure emergenziali restano in vigore fino al primo giorno di aggiornamento del bollettino (il primo lunedì o giovedì successivo al giorno del blocco). Sono prorogate se i livelli rimangono superiori alla soglia.

 

 

 

 

UN’ APP TI DICE SE L’AUTO ELETTRICA E’ GIUSTA PER TE

EQ Ready, e sai se l’auto elettrica è la scelta giusta. Mercedes-Benz ha sviluppato un’app per smartphone che, sull’analisi dei percorsi effettuati, è in grado di stabilire l’idoneità all’uso di un veicolo elettrico. L’applicazione, lanciata in occasione del salone di Francoforte, può essere scaricata gratuitamente da App Store e Google Play per i sistemi operativi iOS e Android e registra, previa autorizzazione dell’utente, i percorsi effettuati quotidianamente, confrontandoli con vari parametri di vetture elettriche ed ibride per fornire una valutazione più realistica possibile.

Naturalmente l’applicazione “gioca in casa”, pur essendo fruibile a bordo di qualsiasi auto, e consiglia il modello ad alimentazione alternativa di Smart o Mercedes-Benz che meglio si adatta alle specifiche esigenze dell’utente.
La fase di sviluppo dell’applicazione ha visto coinvolti i clienti Mercedes-Benz durante la fase pilota a cui si sono aggiunti anche alcuni membri del Consiglio di amministrazione di Daimler per la valutazione dell’idoneità all’elettromobilità.

“In generale, è emerso che le vetture elettriche ed i modelli ibridi in modalità elettrica risultano molto più adatti all’impiego quotidiano di quanto la maggior parte delle persone ritenga – ha dichiarato Wilko Stark, responsabile di Daimler & Mercedes-Benz Cars strategy e di Case – Dopo aver analizzato il proprio comportamento reale con la nostra app, anche i più scettici si sono resi conto che un’auto elettrica o un modello ibrido sarebbe in grado di soddisfare le loro esigenze di mobilità”.

All’atto pratico, una volta installata l’app sul proprio smartphone, l’utente deve semplicemente effettuare il login con il suo account “Mercedes me” oppure registrarsi con il proprio nome e indirizzo e-mail e attivare la funzione “Tracking” nell’app. Da quel momento saranno registrate velocità, accelerazione, soste o pause prolungate, oltre ad alcuni parametri ambientali come temperatura e profilo altimetrico, calcolando così autonomia e consumo energetico.

Per una simulazione ottimale l’utente dell’app può inserire manualmente potenziali stazioni di ricarica ed avere un quadro estremamente preciso del percorso in modalità elettrica con annessi e connessi, mentre in futuro, l’app indicherà sulla mappa le stazioni di ricarica pubbliche disponibili.

“Il comportamento individuale di mobilità così elaborato – spiegano al quartier generale – viene trasmesso tramite Wlan o telefonia mobile al server Mercedes me, dove sono memorizzati tutti i parametri significativi relativi alle vetture elettriche ed ibride Mercedes-Benz e Smart. Anche per quanto riguarda i modelli ibridi l’elaborazione del comportamento di mobilità si concentra esclusivamente sulle possibilità di utilizzo in modalità puramente elettrica. Il modello software sviluppato da Mercedes-Benz, su cui si basa l’app, sfrutta una serie di dati specifici della vettura, quali consumo energetico, autonomia, coefficiente cx, peso e coefficiente di attrito da rotolamento. I rendimenti delle vetture così elaborati sono stati analizzati sulla base di prove di guida, che hanno dimostrato un’elevatissima corrispondenza tra i valori reali e quelli relativi alla simulazione”.

Il risultato dell’analisi dei percorsi viene poi concretizzato dall’app che invia all’utilizzatore messaggi decisamente espliciti come, ad esempio: “Congratulazioni! Tutti i tuoi percorsi possono essere effettuati in modalità elettrica senza necessità di effettuare alcuna ricarica intermedia!”.

Da segnalare poi che per quanto riguarda la riservatezza dei dati, l’app EQ Ready, oltre a ricordare regolarmente all’utente che i dati vengono registrati, consente in qualsiasi momento di disattivare la funzione Tracking evitando così la registrazione di un determinato percorso.

Insomma, EQ Reader rappresenta sicuramente un bello stimolo a effettuare un cambiamento verso una mobilità più sostenibile anche perché gli studi effettuati confermano che la grande paura di restare “a secco” della maggioranza degli automobilisti riguardo ai veicoli elettrici è del tutto ingiustificata poiché la percorrenza quotidiana è ampiamente inferiore rispetto all’autonomia offerta dalla vettura senza bisogno di alcuna ricarica.

 

 

 

 

ARTICOLO DI MAURILIO RIGO WWW.REPUBBLICA.IT

 

 

 

 

 

 

 

sinistri stradali:norme nuove per combattere le frodi sui risarcimenti

Giro di vite contro le possibili truffe nei risarcimenti da incidenti stradali. Con la
legge n. 124 del 4 agosto 2017 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.189
del 14 agosto 2017, infatti, chi approfittava di un sinistro per denunciare mali
non meglio provati o chi gonfiava l’accaduto affidandosi anche a testimoni per
così dire compiacenti avrà la unghia tagliate. Ma non si tratta soltanto di
questo. Le novità sono diverse e vale la pena di passarle in rassegna.

 

LESIONI
Cominciamo dalla lesioni. La legge distingue le micro (quelle inferiori ai 10
punti percentuali di invalidità) dalle macro (da 10 a 100 punti): per entrambe
ci si affiderà a specifiche tabelle, distinte però per valori e quindi
risarcimenti, valide per l’intero territorio nazionale, calcolate, punto
per punto, in relazione all’età anagrafica di chi ha subito il danno e
aggiornate ogni anno dall’Istat. C’è un margine di discrezionalità rimesso al
giudice, che però sarà limitato a un 20% nelle microlesioni, per salire al
30% nelle macro e comunque dovrà essere giustificato da specifica
documentazione che accerti una perdita di opportunità dinamico-relazionali o
di fronte a sofferenze psicofisiche particolari, ma soltanto nelle microlesioni.
Tramonta anche in parte quella voce definita «danno biologico», perché
non è più risarcibile se, in caso di lesioni lievi, non siano stati prodotti
esami clinici obiettivi. Unica eccezione prevista quella delle cicatrici o di
altre lesioni visibili, perché a quel punto la risarcibilità è possibile anche
attraverso un accertamento visivo.

 

TESTIMONI
Rispetto ai testimoni, la legge prevede tre novità essenziali. Innanzi tutto,
rovina la carriera a quelli di professione, nel senso che mette un tetto al
numero di volte in cui si può comparire come teste in causa assicurative: 3
volte in 5 anni. Alla quarta il giudice segnala il nominativo alla Procura che
ne accerta eventuali responsabilità per falsa testimonianza o frode alle
assicurazioni.
Secondariamente, ridimensiona il ruolo dei testimoni, in quanto adesso il
giudice può valutarne la ricostruzione del sinistro secondo il suo punto di vista.
Insomma, hanno un valore indicativo, ma non decisivo.
Infine, almeno rispetto al risarcimento di beni (non di persone, quindi), i
testimoni vanno indicati immediatamente, contestualmente al sinistro. In
mancanza, non potranno essere prodotti in un’eventuale causa successiva.
Anche se si concede alla compagnia assicurativa di avvertire dell’opportunità
che va a scemare il proprio cliente entro 60 giorni dalla denuncia e questi
ha altri 60 giorni per prendere una decisione al riguardo.
Queste regole non valgono, oltre che nei casi in cui il sinistro abbia prodotto
danni a persone, quando il possibile testimone era oggettivamente non
identificabile o quando a identificarlo aveva comunque provveduto la polizia.
Assurge al ruolo di testimone invece la scatola nera, che diventa una prova a
tutti gli effetti e concede a chi ne è equipaggiato uno sconto sul premio
assicurativo. In pratica, la normativa tende a privilegiare ricostruzioni
oggettive fondate sulla tecnologia, a quelle basate sul fattore umano.

 

ANTIFRODE
Le Compagnie di assicurazione possono non attenersi alla tempistiche di
legge nel presentare offerte di risarcimento a un danneggiato, laddove dalla
propria banca dati dei sinistri (o anche da una perizia) emergano almeno
due condizioni che fanno presumere l’esistenza di una frode. Questa
materia sarà regolamentata nel dettaglio da circolare dell’IVASS.

 

CARROZZIERI
In tutti i casi in cui chi ha subito danni a un veicolo cede al carrozziere il
credito vantato nei confronti dell’assicurazione, in modo da evitare di
anticipare soldi, lo stesso carrozziere provvederà prima alla riparazione e
quindi, dopo presentazione necessaria di una fattura, sarà risarcito
dalla Compagnia.

 

 

 

fonte: uominietrasporti.it

 

 

 

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